Bianco, Rosso e Frescone

«Dotto’, direi che ci siamo. Possiamo procedere con la distribuzione del film»
«Molto bene, mio caro. Cosa manca?»
«Manca la locandina, dotto’»
«Suvvia, ordunque, mettiamoci al lavoro»
«Certo, dotto’. Il film se ‘ntitola…»
«Ma lo sai benissimo che non ci interessa il titolo»
«Come non ce ‘nteressa, dotto’? E io che ce scrivo sulla locandina?»
«Il titolo interessa al reparto operativo. Io vi do le linee guida, che tu, mio caro, avrai premura di far seguire pedissequamente»
«Vabbè, dotto’… ma intanto che pedìsquo, quali so’ ste linee guida?»
«È semplice, mio caro. Innanzitutto, a quale genere cinematografico appartiene il film in questione?»
«Genere? Boh… È un film che fa ride»
«Allora trattasi di una commedia, nevvero?»
«Se lo dice lei, dotto’»
«Certo, mio caro. Ora rifletti con me: a chi si rivolge tale pellicola?»
«Boh! A chi se vo’ diverti’, credo»
«Ma bravo! Lo vedi, mio caro, che se ti impegni ci puoi arrivare? Tu farai molta strada, vedrai»
«Davvero, dotto’? Speriamo. Farei tanto felice poramàmma»
«Ottimismo, ottimismo, mio caro! Orbene, torniamo a noi. Trattasi, dunque di una pellicola rivolta a un pubblico che vuole divertirsi. Secondo te, per quale motivo le persone hanno bisogno di divertirsi, di evadere?»
«Pe’ non pensà ai guai»
«Esattamente! Il baricentro del discorso è tutto qui: la vita è densa di pressioni, dolore e infelicità. Le persone, pertanto, hanno bisogno di distendersi, di liberare la mente dai soffocanti pensieri della quotidianità»
«Quant’è profondo lei, dotto’»
«Quindi, se la commedia parla a persone, deve necessariamente parlare di persone. Ed ecco la prima linea guida: le persone sono al centro del manifesto, della locandina»
«Quanta genialità c’è in lei, dotto’»
«Via, via, adulatore… Ora, secondo te, che espressione dovranno avere i volti dei protagonisti in locandina?»
«Direi sorridenti»
«Bravo! Perché non può esserci commedia senza sorriso. O al massimo un’espressione buffa che susciti il sorriso. Perché noi portiamo proprio il sorriso nel cuore del pubblico»
«Quanta sensibilità, dotto’»
«Prendi nota, mio caro: contattare l’ufficio stampa della produzione e farsi mandare delle fotografie che ritraggano i personaggi principali del film o con espressione sorridente o con espressione buffa. Va bene anche un dettaglio simpatico. Quando hai tutto me le farai vedere e io le sceglierò»
«Fatto, dotto’, ho preso nota. Ma lo sfondo come lo fàmo?»
«Ah, già, lo sfondo… Ebbene, se le persone devono essere al centro del nostro interesse, lo sfondo non può che essere semplice, il più possibile neutro, che non invada troppo lo spazio dedicato ai protagonisti, perché qui si ha rispetto del lavoro degli attori. Qui si rispettano i personaggi dei nostri film! Qui si fa cinema di spessore, mica Avatar»
«Figuriamoci. Quindi? Sto sfondo?»
«Idea! Facciamolo bianco»
«Bianco?»
«Ma certo. Il bianco è luce, la luce è vita. Il bianco dà risalto alle cose, ai volti, ai colori…»
«Che bello, dotto’, me pare la pubblicità di un detersivo»
«Non scherziamo, birbone. Perciò, ricapitoliamo: questa locandina, in quanto commedia la vogliamo con i personaggi principali in risalto, possibilmente sorridenti e con espressione simpatica. Lo sfondo chiaro, potrebbe andar bene anche celeste, ma è meglio se bianco… E direi che ci siamo, no?»
«La scritta, dotto’, manca la scritta. Di che colore la fàmo?»
«Ah, è vero, la scritta… Fammi pensare… Ma sì! La scritta sarà rossa»
«Rossa? E perché?»
«Ma è semplice, mio caro: il rosso si sposa bene col bianco, non trovi? È allegria, vitalità, calore, tutte cose che non possono mancare in una commedia di successo. E poi, il bianco e il rosso sono i colori del Natale»
«Natale? Ma il film esce a febbraio»
«Certo, ma è a Natale che escono i film di successo»
«E allora? Sempre a febbraio esce»
«Ma allora non capisci: la gente inconsciamente sa che i film migliori li facciamo uscire a Natale, giusto? Se in locandina mettiamo dei colori che richiamano il Natale, la gente, sempre inconsciamente, capirà che quel film sarà un successone, anche se uscirà a febbraio o a luglio o ad agosto. È un messaggio subliminale»
«Quant’è sottile lei, dotto’. Quindi secondo lei il pubblico è fatto di tanti fresconi che si fanno subliminare coi colori del Natale?»
«Avverto un certo sarcasmo, mio caro…»
«Io non lo so, dotto’, che cos’è sto sarcoso, però a me me pare che ce state tutti a piglià pe’…»
«Niente bassezze, per carità»
«Qui, de basso, c’è solo il rispetto per il pubblico, dotto’»
«Che accusa forte, poffarbacco. Perché mai, di grazia?»
«Dia un’occhiata qua sotto. E tanti saluti alla grazia di poffarbacco!»

2 risposte a "Bianco, Rosso e Frescone"

Add yours

Lascia un commento

Blog su WordPress.com.

Su ↑